La neoplasia prostatica è uno dei tumori più frequenti e ad elevata mortalità nel sesso maschile. In Europa, il carcinoma prostatico (PCa) è la neoplasia solida più comune con un’incidenza di 214 casi per 1000 soggetti di sesso maschile, superando il cancro al polmone e al colon-retto. Inoltre, il PCa è attualmente la seconda causa di morte per cancro nel maschio. Dal 1985 c’è stato un lieve aumento del numero di morti per PCa in molti Paesi, specie in luoghi in cui il PCa non è comune.

In Italia l’incidenza è del 14% con una mortalità dell’8%, e si stima che i suddetti dati si manterranno in aumento, probabilmente in correlazione ad una diagnostica migliore, più precoce ed accurata.

Tutto ciò rafforza l’importanza per ogni uomo di sottoporsi regolarmente a visita preventiva per la diagnosi precoce di tumore prostatico. Per questo gli urologi consigliano una visita annuale urologica a partire dai 45 anni, monitorando con regolarità i valori di PSA.

Per i pazienti con PCa localizzato esistono varie tecniche di trattamento alternative, ma sulla base di eccellenti tassi di sopravvivenza, la prostatectomia radicale è considerata il gold standard terapeutico.

La prostatectomia radicale venne descritta per primo da Young agli inizi del 1900. Tuttavia, è stato il lavoro pionieristico di Walsh et al. sull’anatomia chirurgica della prostata che ha portato allo sviluppo della moderna tecnica della prostatectomia retropubica con l’obiettivo di ottenere l’asportazione prostatica completa, garantendo il controllo oncologico ottimale e contemporaneamente ottenendo migliori risultati funzionali in termini di continenza e potenza.

Il raggiungimento di questi tre obiettivi, definito “trifecta”, rappresenta il vero obiettivo con cui la chirurgia prostatica per neoplasia deve confrontarsi.

Dalle prime descrizioni di prostatectomia a cielo aperto, per via perineale come descritta nel 1905 da Young e per via retropubica come descritta nel 1945 da Millin, ci sono stati perfezionamenti e avanzamenti chirurgici, miglioramenti nella conoscenza anatomica e introduzione di nuove tecniche per il trattamento chirurgico della neoplasia prostatica.

Benché la prostatectomia radicale retropubica (RRP), come descritta inizialmente da Walsh negli anni ’80, rappresenti ancora la tecnica di riferimento nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato, la prostatectomia laparoscopica prima, e laparoscopica robot-assistita (RALP) con il sistema DaVinci®  poi, descritta nei primi anni 2000 e resa popolare da Menon, si sta rapidamente affermando in tutto il mondo offrendo risultati oncologici e funzionali perlomeno sovrapponibili, se non superiori in rapidità di tempi di recupero.